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Uno sguardo al lungo termine: cosa aspettarsi da Dicembre?

di Giovanni Luca Muzzillo

L’inizio dell’inverno meteorologico è coinciso, quest’anno, con le prime nevicate, anche a quote pianeggianti, su parte del nord Italia. Le Alpi in particolar modo sembrano essere partite col botto, se consideriamo gli accumuli straordinari verificatesi in località come Livigno, Arabba o Madonna di Campiglio. Anche il sud, usualmente poco avvezzo ai freddi ed alle nevi “precoci”, sta assaggiando parte di questa dinamicità meteorologica. Una dinamicità che non dovrebbe rappresentare altro che la normalità per il periodo, ma che visti i tempi recenti può essere quasi considerata come un unicum.

Arriviamo, però, al nocciolo della questione: cosa aspettarsi nel prossimo futuro?

Cerchiamo di dare una risposta a questo interrogativo, sempre tenendo conto del margine di errore e della bassa prevedibilità di eventi posti troppo in là nel tempo. D’altronde, una tendenza previsionale (si badi bene: “tendenza”, non una previsione vera e propria) non azzeccata non ha mai ucciso nessuno.

Il vortice polare stratosferico (vps), croce e delizia di questi inverni del ventunesimo secolo, ha cominciato e proseguito il suo normale percorso di raffreddamento radiativo in maniera, fino ad adesso, del tutto indisturbato. Il profilo verticale delle anomalie di geopotenziale mostra chiaramente tale situazione:

FIGURA 1: nel cerchio le anomalie di geopotenziale positive, in blu, testimoni del processo di raffreddamento radiativo del vps

Da qualche giorno, tuttavia, lo stesso vortice polare risulta molto “stressato” a seguito dell’attivazione di flussi di calore sia in sede Pacifica che Atlantica, con mantenimento di una struttura ciclonica allungata e caratterizzata da velocità zonali in calo:

FIGURA 2: nel cerchio in nero flussi di calore in ripresa (frecce allungate verso l’alto) alla quota di 10 hpa

FIGURA 3: struttura ciclonica e vorticità alla quota di 10 hpa

FIGURA 4: forecast delle velocità zonali (linea arancione) in calo  sul medio-lungo termine

Uno stress che sembrerebbe poter permanere a lungo visto il carattere di quasi stazionarietà assunto dalle due creste d’onda nel medio-lungo termine nella loro canonica posizione geografica:

FIGURA 5: forecast geopotenziali a 312 ore emisfero nord su base GFS

Se la stazionarietà delle onde planetarie dovesse confermarsi anche in futuro, la dinamicità a cui accennavamo ad inizio articolo diventerebbe una costante nelle prime due decadi del mese di dicembre. Frequenti sarebbero gli strappi parziali alla corrente a getto con fasi di maltempo alternate a fasi Anticicloniche non durature. Nella terza decade potrebbero verificarsi, grazie ad una maggiore mobilità dell’alta Azzorriana, scambi meridiani con discesa di masse d’aria più fredde verso latitudini meridionali.

Elementi a favore di tale scenario sono il permanere di anomalie negative superficiali in oceano Pacifico tipiche di uno stato di Niña quanto meno moderata, ed una qbo (quasi biennal oscillation) occidentale: un’accoppiata che, da letteratura, è sinonimo di “vivacità” e che potrebbe garantirci almeno una prima parte del trimestre invernale movimentata. Ma del prosieguo ne riparleremo, ovviamente, nei prossimi aggiornamenti.

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