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Stazione meteo di Bisignano

Rilevazioni dati meteoclimatici nel Comune di Bisignano (CS)

Bisignano (Visignànu in dialetto locale) è un comune italiano di 10.182 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria.

Stazione meteo

La stazione è ubicata in Bisignano, in ambito urbano, a 231 m s.l.m. di quota, coordinate 39.503 N, 16.274 E
E’ una stazione WH-3080 con sensori solari, schermatura autocostruita, in giardino.
I suoi sensori attualmente attivi sono: pluviometro, termometro, barometro, igrometro, direzione e intensità vento, radiometro.
Clima
Sulla base dei dati della stazione amatoriale le cui caratteristiche sono riportate al paragrafo finale, funzionante dal mese di febbraio 2013, il mese più freddo risulta essere gennaio con una temperatura media di 8,9°, quello più caldo luglio con 26,6°. La temperatura più bassa registrata è di -4,6° l’8 gennaio 2017, quella più alta +42,3° il 6 agosto 2017.
La piovosità annua è molto bassa, concentrata nei mesi autunnali e invernali, variando tra i 637,2 mm del 2014 e i 854,5 mm del 2015. Valore eccezionalmente basso si verificò nel 2017 con soli 385,6 mm.

Classificazione del clima secondo Koppen

La località in oggetto è caratterizzata da un clima del tipo:
Csa = climi temperati con estate secca (Sommertrocken temperierte Klimate) o clima etesio (Etesienklima); almeno un mese invernale (dicembre, gennaio e febbraio nell’emisfero boreale; giugno, luglio o agosto nell’emisfero australe) ha come minimo il triplo delle precipitazioni del mese estivo (giugno, luglio o agosto nell’emisfero boreale; dicembre, gennaio e febbraio nell’emisfero australe) più secco, che devono essere inferiore a 30 mm, con temperatura media del mese più caldo superiore a 22 °C.

Posizione

È posta a 350 metri sul livello del mare sulle ultime propaggini collinose della Sila greca, a dominio della valle del Crati. Sede vescovile dall’VIII secolo, vanta i ruderi di un castello bizantino-normanno e la cattedrale, risalente al XIII secolo ma quasi interamente rifatta.
Nicola Leoni, nel libro “Dalla Magna Grecia e delle Tre Calabrie” del 1845 descrive Bisignano così: “La città ha belli edifici, più parrocchie, un seminario, più monasteri, un monte di pietà. Educa un popolo di 4450 individui civili industriosi. È celebrata per le bellissime razze di cavalli. Si allontana da Cosenza a 20 miglia. La famiglia Sanseverino vi ebbe signoria. Ampio fertilissimo n’è il territorio che si distende in vallate, in aprici colli deliziosi, piantati di ulivi, di viti, di gelsi, e di tutta la numerosa famiglia dell’ubertose piante, irrigato da limpidissimi rivi. La Cattedrale col titolo dell’Assunta è di bell’architettura.”

Monumenti e luoghi di interesse

Santuario di Sant’Umile
Il Santuario di Sant’Umile, conosciuto come “Convento la Riforma”, è stato fondato dal Beato Pietro Cathin, inviato da San Francesco d’Assisi. Nella metà del 1400 vi dimorarono i Minori Osservanti che lasciarono il posto, verso la fine del 1500, ai Minori Riformati (Ordine francescano). Il portale, che risale al XV secolo è sormontato dallo stemma dei Principi Sanseverino e dal monogramma cristologico di San Bernardino da Siena, conduce nella navata centrale la quale culmina nell’abside, su cui è posta la scultura lignea di Gesù Crocefisso, opera di Frate Umile da Petralia e risalente al 1637 (anno della morte di Sant’Umile). All’interno del convento si trova una scultura marmorea raffigurante la Madonna delle Grazie, attribuita alla scuola di Antonello Gagini (1537), e un dipinto su tela raffigurante il martirio di San Daniele Fasanella a Ceuta, opera di un ignoto pittore napoletano della scuola di Luca Giordano. Naturalmente è possibile visitare la cella di Sant’Umile da Bisignano, che oltre a custodire varie reliquie del Santo, conserva un dipinto del XVIII secolo, a lui dedicato. La cappella dedicata a Sant’Umile risale all’anno della sua beatificazione, 1882, anno cui è databile anche la prima statua lignea del Santo. Dalla Chiesa si accede al chiostro duecentesco. Su una colonnina vi è incisa la data di fondazione del Convento (1222).

Duomo
La “Cattedrale” è intitolata a Santa Maria Assunta presenta forme architettoniche tipiche del periodo normanno. I molti terremoti hanno danneggiato la cattedrale che, prima dei rifacimenti, presentava una facciata con tre porte che immettevano nelle navate interne, sullo stesso stile della Cattedrale di Cosenza. L’interno è in tre navate terminanti con tre absidi. La navata centrale presenta decorazioni a tempera raffiguranti scene della vita della Madonna e di Cristo, eseguiti negli anni ‘30 dal pittore Emilio Iuso da Rose. Sull’abside centrale, originariamente affrescata con scene dell’Assunzione di Maria, è stato aggiunto, durante l’episcopato di Monsignor Rinaldi (1956 – 1977), un mosaico raffigurante l’Immacolata Concezione.

La biblioteca
Fu costruita dal vescovo Bonaventura Sculco nel 1765, in cui fece confluire parte del patrimonio librario di famiglia, ammontante a circa 2.000 volumi. A ricordo della sua fondazione, fu posta una lapide realizzata da Giuseppe Galzerano di Catanzaro, attualmente posta all’ingresso dell’ex-seminario diocesano di Bisignano. Conserva tuttora alcune antiche pergamene in carta pecora e numerosissimi processetti matrimoniali risalenti all’epoca in cui Bisignano era Diocesi autonoma.

Madonna dei Sette Veli
Luigi Falcone, nel libro La pietà popolare in Italia, racconta che a Bisignano la Vergine è venerata sotto i 2 titoli della Madonna dei Sette Veli e dell’Addolorata, il cui culto è stato importati da Foggia, dal Monsignor Vincenzo Ricotta, vescovo di Bisignano dal 1896 al 1909. Il primo titolo si spiega col fatto che, secondo la leggenda, dei veli avvolgevano il quadro quando fu ritrovato in un canneto, nello stesso luogo dove, poi, fu edificata Foggia. Questo quadro è la copia di quello che si conserva nella cattedrale di Foggia.

Santa Maria di Costantinopoli
L’antica chiesetta di S. Maria di Costantinopoli, detta anche “ ‘A Marunnella, si chiama così perché si riteneva che la primitiva immagine venisse da Costantinopoli. Nel documento redatto dal Vescovo Ruffino, la Platea, nel XIII secolo, risulta essere stata <<Posita intus civitatem Bisiniani, loco ubi dicitur li pignatari>>. Tale costruzione presenta nel registro inferiore della facciata il motivo della successione di tre arcate: quelle laterali sono cieche, mentre quella centrale è “sfondata” dall’apertura rettangolare del portone d’ingresso. Questo piano visuale principale è sormontato, nel registro superiore, dalla cornice dentellata, cui si sovrappone il timpano, sulla sommità, caratterizzato da una serie di nove arcatelle cieche, di altezza variabile digradante, che richiamano le tre arcate maggiori sottostanti. I due cantonali, ben rilevati e sagomati, trasmettono un’immagine di forza e delimitano i margini della visione frontale, nel suo complesso di estrema semplicità e linearità.

San Domenico
La Chiesa di S. Domenico risale al XV secolo, quando era parte integrante del Convento dei padri Domenicani, fondato nel 1475. Attualmente si possono osservare, nella parte retrostante l’attuale Chiesa, solo alcuni resti dell’antico convento, che restò attivo fino ai primi anni del 1800, periodo in cui i frati furono costretti dai Francesi ad abbandonare Bisignano. Tra questi ruderi si noti soprattutto la presenza di parte del campanile, lo stesso raffigurato nella stampa settecentesca del Pacichelli. Nella storia del convento ricordiamo la visita dell’imperatore Carlo V nel 1535 e la fondazione della Confraternita del SS. Rosario nel 1707, la cui intensa attività durò fino al 1958. La presenza dei Domenicani fu caratterizzata soprattutto dal loro ruolo di “uomini di sapere”, tanto da riscuotere ammirazione dai Principi Sanseverino. La Chiesa, nel corso dei secoli ha subito numerosi aggiustamenti strutturali per via dei terremoti che la danneggiarono, alterandone, così, l’originaria struttura. L’ultimo sisma che la distrusse quasi completamente fu quello del 1887. Nella precedente struttura si poteva osservare anche il rosone centrale della facciata, simile a quello della Chiesa di S. Domenico in Cosenza. Nei decenni successivi al sisma, i riti religiosi vennero tenuti nell’annessa Cappella della Confraternita del SS. Rosario, corrispondente all’attuale struttura che oggi ospita i saloni della Chiesa e la sacrestia. Non esistono fotografie di come era un tempo strutturata tale Cappella, ma siamo in grado, sulla base di alcuni racconti, di indicarne le caratteristiche. Vi si accedeva dall’attuale Chiesa, da una porta posizionata nel secondo arca di sinistra. Entrando, a lato sinistro vi era ricavato un angolo separato dal resto da un cancello, dove trovavano posto la Madonna Addolorata, S. Vincenzo e S. Domenico. Poco più avanti, una scala lignea conduceva su fino all’organo a canne. Nel resto della Chiesa si porta ricordo di due cripte usate nei secoli passati per la sepoltura dei defunti. L’Altare era invece posizionato nell’attuale sacrestia, sopra il quale era collocata la statua della vergine SS. del Rosario. I lavori di ricostruzione della Chiesa di S. Domenico, iniziati nel 1910, terminarono solo nel 1962. Attualmente la facciata è in stile romanico-gotico, ospitante quattro logge laterali e una bifora ad arco a sesto acuto. Nel campanile troviamo quattro campane, di cui la più grande risalente al 1839, mentre le altre vennero fuse rispettivamente nel 1906, 1979 e 1983.
Viale Roma
Viale Roma, detto “il Viale”, è la piazza principale della Città, nonché centro della vita mondana degli abitanti, sia giovani che meno giovani.

San Francesco di Paola
Quella che attualmente è detta chiesa di San Francesco di Paola, un tempo era intitolata Santa Maria di Loreto. La chiesa e il convento sorsero nei pressi di un antico oratorio dedicato a Santa Maria di Coraca, di proprietà dei Sanseverino, Principi di Bisignano, fuori del borgo di Piano; il convento dei minimi fu perciò detto di Santa Maria di Coraca, la cui immagine, un affresco quattrocentesco, è posto e si venera attualmente sopra l’altare della terza cappella a sinistra entrando, già venerato nell’oratorio appartenuto ai Sanseverino, mentre la chiesa era intitolata a Santa Maria di Loreto, titolo molto caro ai seguaci di San Francesco e la cui raffigurazione non è più presente. La data di fondazione della chiesa e piuttosto controversa e gli storici locali sono discordanti nel fissarne con precisione l’anno. Probabilmente, però, allo stato attuale pare che debba essere considerato maggiormente degno di Fede il canonico pagano che fa risalire la fondazione del convento al 1515.
Attualmente la chiesa presenta al suo interno un impianto barocco, visibile soprattutto nelle lavorazioni a stucco con cui sono decorate le cappelle laterali, il pulpito, la cantoria e altre parti della chiesa.
L’edificio è a navata unica separata dall’area presbiterale a cui si accede attraverso il grande arco trionfale, anch’esso decorato da stucchi e culminante in prossimità della chiave di volta con uno stemma dell’Ordine dei Minimi con la scritta CHARITAS sorretto da due angeli. Il Presbiterio è dominato da un magnifico altare in marmo degli inizi del secolo alla base del quale è incisa la seguente iscrizione: A CURA DEL PRIORE SIG. GAETANO NOB. GALLO 1912; cosi pure sopra la nicchia di San Francesco, nella decorazione pittorica effettuata nello stesso periodo, è riportata la scritta RESTAURATA 1911. Alla base dell’altare in marmo è inserito un bassorilievo raffigurante l’agnello pasquale, adagiato sul libro dei vangeli. Dalla zona del presbiterio attraverso una porta a destra si accede nella sagrestia che conduce oltre verso le parti superstiti dell’antico convento oggi adibite a casa parrocchiale. Sicuramente i lavori di ricrostuzione, dopo i danni subiti dal terremoto del 3 Dicembre 1887, si protrassero nel ventennio successivo. Agli inizi del secolo fu posta nella nicchia sovrastante l’altare maggiore, un tempo occupata dall’affresco di Santa Maria di Coraca, la statua lignea di S.Francesco che nel XVIII secolo era collocata nel terzo altare a destra.
Agli ingressi della chiesa vi sono due pregevoli putti in pietra a bassorilievo che sostengono le due pile per l’acqua santa; a giudizio del Gallo (30) facevano parte di qualche sarcofago andato disperso nel terremoto del 1887.
Sugli altari laterali decorati a stucco sono collocate alcune pregevoli opere di recente restaurate.
Sul primo altare a destra entrando è collocata una tela raffigurante l’IMMACOLATA, S.VITO e S.LUCIA; ritenuta dal Gallo opera della scuola di Luca Giordano, pare più probabile che sia opera di Giovanni Pellicori. La tela sembrerebbe infatti offrire spunti di confronto stilistico con quella dipinta dal Pellicori nel 1786 per la stessa chiesa e che raffigura la Madonna della Neve, tanto da farne supporre un’identica paternita’.
Sul secondo altare a destra è posto il quadro ad olio su tela che rappresenta la MADONNA DELLA NEVE, S.FRANCESCO DI SALES e il BEATO NICOLA da LONGIOBARDI; dal recente restauro si è potuta leggere una firma e una data quella di Giovanni Pellicori e l’anno 1786.
La figura del Beato Nicola è stata dipinta in epoca successiva all’esecuzione dell’opera e sovrapposta ad una originaria figura che pare debba identificarsi con S.Carlo Borromeo, in coppia, nell’iconografia di quegli anni, con San Francesco di Sales.
Sul terzo altare a destra era custodita fin dagli inizi di questo secolo la statua di S. Francesco, oggi al di sopra di esso si venera invece una piccola statua in gesso dell’Immacolata Concezione; al di sotto di questo altare, nella decorazione in stucco policromo è riportata la data 1862 e il monogramma cristologico IHS.
Nel primo altare a sinistra entrando si può vedere una pittura raffigurante il Beato Gaspre De Bono, minimo spagnolo, che prega dinnanzi al Crocefisso; alla base del quadro vi è la firma di Raffaele Barone e la data 1862.
Il quadro del secondo altare a sinitra raffigurante S. Michele Arcangelo che shiaccia i demoni; è firmato e datato “Franc.us Bruno A.D. 1759”.
Sul terzo altare a sinistra è venerata l’immagine di Santa Maria di Coraca.
Al 1894 risale l’organo della chiesa, opera della ditta Mola di Torino. Al 1747 e al 1846 risalgono le due campane della chiesa, anche se quest’ultima, che ha incisa nel bronzo una bella immagine di San Francesco, è stata rifusa nel 1957 per devozione dei Bisignanesi emigrati negli Stati Uniti d’America.

Credits

La maggior parte delle informazioni è desunta da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Bisignano
http://stazionemeteobisignano.altervista.org/

Il calcolo del tipo di clima secondo Koppen è stato eseguito mediante il calcolatore disponibile su http://www.meteotemplate.com/template/plugins/climateClassification/koppen.php

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