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Qualcosa di straordinario sta accadendo in STRATOSFERA: conseguenze per il prossimo inverno?

Molti di voi lettori avranno imparato già a conoscere la QBO (Quasi Biennal Oscillation), se non fosse altro per il fatto che se ne parla in maniera frequente e ossessiva, su quasi tutti i portali di meteorologia, nel momento in cui ci si appropinqua al trimestre dicembre-gennaio-febbraio. Questa “maniacalità” è in un certo senso giustificata, in quanto tale indice ha un peso specifico notevole per le sorti del clima globale relativamente al periodo sopra citato. Ricordiamo che la Quasi Biennal Oscillation indica l’oscillazione quasi biennale dei venti stratosferici equatoriali (si ricorda che la stratosfera è la regione dell’atmosfera compresa tra 15 e 60 km circa dal suolo, quindi indica le altissime quote). Le fasi positive di tale indice favoriscono un vortice polare più forte con minore probabilità di avere eventi freddi frequenti e duraturi durante l’inverno in Europa (e non solo). Viceversa accade durante le fasi negative (quindi maggiore probabilità di eventi di freddo in Europa durante l’inverno), il tutto ovviamente in combinazione stretta con altri indici (ENSO, solar flux ecc. ecc).

Ecco, concentriamoci su quest’ultimo aspetto. Le premesse, almeno nei primi mesi del 2016, erano chiare ed (apparentemente) inequivocabili, con il sole che ha visto decrescere notevolmente la sua attività da qualche mese a questa parte, un evento di nina debole/moderata alle porte e una QBO in prospettiva negativa. Una tale combinazione rappresentava già di per sé un combinazione potenzialmente favorevole ad un’invernata vivace e fredda. Ma, a partire da questa primavera, è successo qualcosa di mai visto in 53 anni di osservazioni scientifiche: proprio la QBO ha visto abortire la sua fase negativa virando su una nuova fase positiva, mischiando quindi nuovamente le carte in tavola. Le cause di tale straordinario evento sono tutt’ora in corso di accertamento, anche se è già possibile fare qualche congettura più o meno provata a livello scientifico. Molti studiosi infatti hanno additato la marcata fase positiva dell’ENSO, dello scorso inverno, come principale responsabile di tale aritmia.

In passato molti studi hanno cercato, riuscendoci parzialmente, una correlazione od una sorta di nesso causa/effetto, tra l’andamento della QBO e dell’indice ENSO. Le conclusioni più interessanti ponevano l’accento su come il passaggio di momento (quantità di moto) dalle fasce più basse dell’atmosfera a quelle più alte, a livello equatoriale, fosse influenzato proprio dalle fasi dell’ENSO.

In parole povere:

El Nino = contrazione delle varie fasi della QBO e diminuzione sia dell’ampiezza che del periodo di quest’ultime. Ovvero, fasi negative o positive della QBO che tendono a durare di meno e a presentare anomalie meno marcate durante i periodi di El Nino. Durante le fasi di Nina si ha quindi l’inverso di quanto sopra descritto. A supporto di tale tesi va detto che El Nino 2015/2016 è stato uno dei più intensi mai registrati, con anomalie record, sotto molti aspetti, in zona pacifica. Ciò potrebbe aver quindi influito in maniera decisiva su tale sconquasso stratosferico. Quello che tuttavia ci incuriosisce di più riguarda il futuro? ora, cosa succederà?

Beh, per il prossimo inverno è molto probabile una fase positiva della QBO reiterata, con una passaggio in fase negativa solo da fine inverno-inizio primavera 2017, grazie anche ad una Nina in sviluppo e la cui intensità risulta però tutta da valutare. Tale anomalia dovrebbe esaurirsi lentamente nel corso del prossimo anno grazie al collasso della struttura sottostante che ne reggeva le sorti. Un ritorno alla normalità, quindi, durante cui si potrà studiare ulteriormente questo curioso quanto eccezionale fenomeno cercando di ricavarne quante più informazioni scientifiche possibile.

Immagine di copertina dal sito della NASA

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