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GLI URAGANI NEL MEDITERRANEO (parte 2/2)

Nella prima parte dell’articolo abbiamo definito cos’è un ciclone, come questo possa suddividersi in due tipologie: “extratropicale” e “tropicale”, e le caratteristiche fisiche di entrambi i tipi.

Con la seconda e ultima parte, esposta di seguito, analizziamo i cicloni tropicali in ambito mediterraneo, discutendo di quello più intenso di tutti: cioè uragano mediterraneo, cioè il cosiddetto “MEDICANE“…..BUONA LETTURA!!!!

Medicane

Le condizioni di formazione di un ciclone tropicale, generalmente, si verificano solo nelle zone tropicali o al massimo subtropicali del nostro pianeta. Ma non sempre…

Il “nostro” mar Mediterraneo, normalmente è grande fucina di cicloni grazie alla contemporanea presenza di medie estensioni marine relativamente calde, complessa orografia (alternanza di terre emerse in cui sono presenti numerose catene montuose come le Alpi, i Pirenei, gli Appennini, i Balcani, l’Atlante, etc…), e grazie al fatto che è normalmente luogo di incontro/scontro fra le masse d’aria fredde di origine polare e quelle calde di origine subtropicale.

Nella maggior parte dei casi, i cicloni che si sviluppano nella stagione invernale sono di tipo extratropicale (quindi a cuore freddo e causati dall’instabilità baroclina).

In realtà, nel mar Mediterraneo,  si sono verificati (e continueranno a verificarsi in futuro) numerosi cicloni di tipo tropicale (Tropical Like Cyclone), i quali vengono denominati, pertanto, TLC: molti di questi si sono fermati allo stadio di depressioni o tempeste tropicali, mentre una piccola parte ha raggiunto intensità dei venti tale da essere classificata come uragani secondo la scala Saffir-Simpson o la tecnica Dvorak.

Poichè questi cicloni tropicali sono a tutti gli effetti “uragani” (cioè “HURRICANE” in inglese) sviluppatisi sul Mediterraneo (“MEDITERRANEAN” in inglese) essi sono stati denominati MEDICANE.

Quindi i MEDICANES non sono altro che cicloni tropicali molto intensi (classificabili, in base alla scala Saffir-Simpson o dalla tecnica Dvorak come “uragani“) interessanti il bacino del Mar Mediterraneo.

Un elenco molto interessante, con analisi sinottica e di cronaca di ogni singolo caso di ciclone tropicale (sia esso depressione, tempesta o medicane vero e proprio) dal 1976 ad oggi può essere consultato sul sito internet www.medicanes.altervista.org a cura di Daniele Bianchino.

Da tale sito, estraiamo un elenco di medicanes:

19 agosto 1976 -> Sofia (attribuzione dubbia) che ha generato anche un tornado a Sava (Taranto)

26/27 gennaio 1982 -> Leucosia T3.5 – T4

27 settembre / 2 ottobre 1983 -> Callisto (attribuzione dubbia)

13-18 dicembre 1985 -> Maximus

14-18 gennaio 1995 -> Celeno (la cui immagine, tratta dal sito www.wunderground.com, è stata inserita in copertina)

6-11 ottobre 1996 -> Cornelia: nella stazione del Santuario di Polsi (Calabria) accumulati 480 mm di pioggia in poche ore. A Crotone il giorno 14 cadranno 144 mm in 12 ore (informazione desunta da http://www.fenomenitemporaleschi.it/ciclone.htm)

13-16 dicembre 2005 -> Zeo

7-9 NOVEMBRE 2014 -> Qendresa T3.5 – T4

Come si vede si tratta di cicloni tropicali che raggiungono, a stento, lo stadio di “uragano” di prima categoria. Il Mediterraneo, infatti, non presenta tutte quelle caratteristiche che avevamo indicato come essenziali per la formazione di cicloni tropicali intensi: cioè ampi specchi marini (il Mediterraneo non presenta estensioni paragonabili con le vastità oceaniche, essendo circondata da vicino da terre emerse con complesse orografie) e temperature anche in profondità superiori ai 26° (superati solo per pochi mesi all’anno e non dovunque).

I luoghi di formazione e le traiettorie tipiche seguite dai cicloni tropicali mediterranei sono rappresentati nella successiva figura 4:

FIGURA 4 – Disegno di S. Nava tratto da www.fenomenitemporaleschi.it/ciclone.htm

 

Conseguentemente le aree più colpite risultano (immagine tratta da www.medicanes.altervista.org/index2.html) quelle rappresentate in figura 5:

FIGURA 5

 

dove in rosso sono indicate le aree che sono state interessate nel passato da TLC e dalle conseguenti alluvioni, danni e vittime; in arancio aree interessate più sporadicamente da tali eventi, con rare alluvioni, danni e vittime; in grigio le aree non direttamente interessate dai TLC ma solo da loro deboli landfall.

Infine, la successiva figura 6, tratta sempre da www.medicanes.altervista.org/index2.html, mostra la distribuzione mese per mese di tutti e 70 i TLC classificabili come “tempesta tropicale” o “uragano” verificatisi sul Mediterraneo dal 1944 sino al 2008, tenendo presente che prima del 1982 tali eventi sono stati raramente monitorati e registrati.

FIGURA 6

Come si vede, non infrequente risulta il verificarsi di medicanes anche nei mesi invernali (7 casi fra dicembre e marzo). Questo apparentemente sembra essere in contraddizione con uno dei presupposti che abbiamo definito “essenziali” per la genesi di un ciclone tropicale: cioè la presenza di temperature marine superiori a 26° anche in profondità. E come si sa, ovviamente il Mediterraneo, nei mesi invernali, presenta temperature superficiali ben più fredde….

Ebbene, in questo caso, v’è da fare una importante precisazione: ciò che è importante non è solo l’alta temperatura del mare in sè, ma anche lo “squilibrio termico”, ovvero la presenza di aria che in quota, sia molto più fredda relativamente a quella marina. Quindi è ovvio che: se nelle zone tropicali le intrusioni di aria più fredda in quota sono comunque caratterizzate da temperature che in realtà, assumendo un riferimento assoluto, sono solo “meno calde”, allora sarà necessario avere mari molto molto caldi. Nel Mediterraneo, invece, data la sua latitudine, sono più frequenti irruzioni in quota non solo di aria “meno calda” (in estate) ma anche di aria fredda o molto fredda in autunno/inverno. Allora, affinchè si crei squilibrio termico, in caso di irruzione di tali masse d’aria, sarà sufficiente, ai fini di una ciclogenesi tropicale, un mar mediterraneo non caldissimo, anche con temperature di 17°/19° (come nei casi dei medicanes del 1982 e 1995).

Come infatti riportato sempre in www.medicanes.altervista.org: “un particolare processo detto “tropical transition” o transizione tropicale, permette la trasformazione dinamica e termodinamica di una ciclogenesi extratropicale in un ciclone sub-tropicale e successivamente in ciclone tropicale, o più semplicemente la trasformazione di un ciclone a cuore freddo (Cold core) in un ciclone a cuore caldo (warm core). Nel processo della “tropical transition” e’ lo squilibrio termodinamico fra aria fredda e superficie marina calda a farla da padrone e ad alimentare la convezione temporalesca della tempesta, assieme ai flussi di calore latente marino; in queste particolari condizioni la temperatura superficiale marina può essere anche di poco superiore o inferore ai 20° affinchè un ciclone tropicale si sviluppi (….) Lo scenario e’ quasi sempre lo stesso: un freddo ed intenso ciclone extratropicale, dal Nord Europa, irrompe sull’Atlantico subtropicale o sul piu’ caldo bacino del Mediterraneo, rimanendo in cut-off e quasi stazionario, intrappolando al suo interno una vasta massa di aria calda (warm seclusion). Lo squilibrio dinamico e termodinamico fra aria fredda in quota e superficie marina calda, alimentato dai flussi di calore superficiali e latente dal mare, comincia a riscaldare il nucleo ciclonico via via a quote sempre piu’ alte, provocando uno sviluppo esplosivo della tempesta che comincia ad acquisire caratteristiche sub-tropicali; se il minimo rimane su acque piuttosto calde, o meglio ancora, se si sposta verso zone con acque ancora piu’ calde, la convezione temporalesca si espande rapida nel centro del sistema, il processo baroclino che prima lo alimentava (tipico extratropicale) viene sostituito da quello barotropico (tipico dei cicloni tropicali), il ciclone si isola, il sistema diviene autonomo e comincia ad alimentarsi col calore latente del mare, compaiono bande di cirri da outflow (tipiche dei sistemi tropicali), la pressione crolla anche di 3 hpa ogni ora, i venti intensificano fino a superare i 100 km/h, le cellule temporalesche ruotano rapide attorno al centro del sistema e si forma il tipico occhio del ciclone: si forma così un uragano Mediterraneo (Medicane). Un proccesso inizialmente non tropicale ottiene come risultato un vero ciclone tropicale. Questa è la Tropical Transation. (K.Emanuel: In the tropical transition cutoff cold low is an ideal embryo in which a Mediterranean tropical cyclone can be produced).”

Tous and Romero [2013] hanno mostrato come sia sufficiente una temperatura superficiale dei mari maggiore di 15°C, affinché si possa sviluppare un medicane.

In un recente articolo, Miglietta et al. [2013], utilizzando il criterio di classificazione dei cicloni tropicali di Hart, hanno redatto una lista di eventi ciclonici con caratteristiche tropicali nel mediterraneo (Figura 7).

FIGURA 7

 

dove è evidente la formazione di cicloni tipo tropicale nel mediterraneo con temperature del mare superiori a “soli” 14° anche in casi di anomalie termiche negative.

In definitiva, sebbene ancora siano molti i lati oscuri di tali fenomeni, esistono alcune caratteristiche tipiche dei TLC riportate nella tesi di laurea di Valeri Massimo (vedi riferimenti):

– un occhio ben definito visibile almeno per buona parte del ciclo di vita;

– un sistema nuvoloso simmetrico attorno all’occhio;

– una struttura delle precipitazioni a bande;

– venti fino a 180 km/h;

– un raggio compreso tra i 100 e i 300 km;

– una durata minima di almeno 6 ore;

– una temperatura superficiale del mare di almeno 15°C.

 

 

Riferimenti

Tesi di laurea: “ANALISI SATELLITARE DELLA STRUTTURA FISICA DI UN CICLONE DI TIPO TROPICALE SUL MEDITERRANEO”, Relatore: Massimo Valeri; Prof. Vincenzo Levizzani;  Co-relatori: Dott. Sante Laviola Dott. Marcello Miglietta – ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA – FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI Corso di Laurea Magistrale in Fisica

 

Miglietta, M. M., Moscatello, A., Conte, D., Mannarini, G., Lacorata, G. e Rotunno, R. (2008). Numerical analysis of a Mediterranean ‘hurricane’ over south-eastern Italy: sensitivity experiments to sea surface temperature – http://hermes.le.isac.cnr.it/glella/miglietta.pdf

 

Tous, M., and Romero, R. (2013). Meteorological Environments Associated with Medicane Development.Int.J. Climatol.,33:1-14, doi:10.1002/joc.3428.

 

Miglietta, M. M., Laviola, S., Malvaldi, A., Conte, D., Levizzani, V., and Price, C. 84 (2013). Analysis of Tropical-Like Cyclones Over the Mediterranean Sea Through a Combined Modeling and Satellite Approach, Geophys. Res. Lett.,40, 2400–2405, doi:10.1002/grl.50432.

 

Emanuel, K. A. (2005). Genesis and Maintenance of “Mediterranean Hurricanes”. Adv. Geosci.,2:217-220.

 

http://www.ssd.noaa.gov/PS/TROP/Basin_Med.html

 

https://en.wikipedia.org/wiki/Tropical_cyclone

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclone_tropicale

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclone

 

https://en.wikipedia.org/wiki/Dvorak_technique

 

http://www.medicanes.altervista.org/

 

http://www.fenomenitemporaleschi.it/ciclone.htm

 

 

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